L’infanzia oggi
Sicuramente il mio
interesse per la situazione odierna dell'infanzia nasce dal mio lavoro, sono insegnante in una scuola dell’infanzia da
circa dieci anni, e questo argomento fa parte del mio quotidiano, ormai da
tempo.
“….E’ nell’esperienza
dell’infanzia che nasce la conoscenza senza dualità, la filosofia spinta al di
là delle parole….Anche se in tutti è sepolto il gran tesoro dell’infanzia, esso
si trova a irraggiungibili profondità….”E.Zolla, Lo stupore infantile.
Questa citazione ci
permette di soffermarci a riflettere, sul nostro bambino interiore, che troppo
spesso dimentichiamo d’avere, e che il più delle volte invece, sarebbe d’aiuto
nella risoluzione dei nostri conflitti, permettendoci di guardare la realtà
circostante con stupore, immaginazione e creatività.
“L’infanzia è il luogo
dell’immaginazione, l’immaginazione è la dimensione prima della psiche: è
l’infanzia della psiche…”
Purtroppo oggi, la società
impone al bambino di entrare in contatto con la realtà, tramite la mediazione
dell’adulto, privandolo dell’esperienza diretta, importantissimo strumento di
conoscenza per il bambino.
I bisogni, le necessità del
bambino sono mediate dall’adulto e quindi finiscono per essere quelle
dell’adulto stesso.
Un adulto che fa il
bilancio della propria vita passata e investe sul futuro, sull’infanzia,
facendo diventare proprio figlio ciò che lui non è riuscito ad essere.
Gli adulti non si rendono
conto delle potenzialità dei bambini, della spontaneità con la quale
interagiscono con oggetti, persone, luoghi, questa spontaneità oggi è quasi
totalmente limitata, il bambino è costretto in giochi quasi sempre strutturati,
che non implicano la presenza dell’adulto.
La frenesia della vita
odierna che vede le figure genitoriali sempre impegnate nel lavoro, comporta
numerosi momenti di solitudine per il bambino, che trascorre giocando da solo,
davanti alla televisione, davanti ai videogiochi.
Come è espresso nel testo
di Spano, il “Paese dei Balocchi”,
si trasforma nel luogo meraviglioso e artificiale dove i bambini consumano la
loro solitudine.
I bambini
di oggi sono circondati
da stimoli diversi rispetto a un tempo. Sono abituati a muoversi in auto fin da piccolissimi, a viaggiare,
hanno accesso a computer, internet, tv.
A un primo sguardo, possono apparire più competenti che in
passato
Ma è bene non confondere informazione con comprensione, intelligenza con maturità.
Anche nell’era delle tecnologie
multimediali, per crescere sereni e fiduciosi, i bisogni dei bambini continuano ad essere gli stessi.
Il bisogno dei bambini di essere
amati è sicuramente il più importante, il bambino ha bisogno di essere sicuro dell’ affetto e dell’ amore dei
propri genitori, questo fa sentire
i bambini “invincibili”.
Alla base del senso
di sicurezza dei piccoli c’è la consapevolezza di poter contare su qualcuno che li accetta
incondizionatamente.
Un altro bisogno dei bambini da tenere in considerazione è il
tempo che gli adulti gli dedicano.
Il dialogo,
il contatto fisico, le attività condivise sono condizioni essenziali nella crescita di un bambino, nello sviluppo della
propria personalità, ma anche la sola presenza dei genitori è fondamentale. Se
è vero che la qualità del tempo trascorso insieme è più importante della
quantità, non bisogna nemmeno scendere oltre un certo limite.
E’ proprio in questo tempo che i bambini trascorrono da soli, che si identificano in
personaggi della televisione, dei cartoni animati, dello sport, visti come
immagini di forza, sicurezza, successo.
E’ così che viene meno il contatto
col reale, con l’altro che ci è accanto, diverso e allo stesso tempo simile a
noi, con il quale dovremmo interagire per scoprirlo e scoprirci.
Alla base del bisogno dei bambini di
stabilità c’è la consapevolezza di
poter contare su un solido legame affettivo.
Per crescere, i bambini non hanno
solo bisogno di stimoli e novità, ma anche di continuità e coerenza, la
ritualità dei gesti, giorno dopo giorno, li aiuta a prevedere cosa gli
accadrà, infondendo loro un senso di sicurezza.
Tra i bisogni dei bambini c’è anche
la necessità delle regole, potersi muovere entro limiti prestabiliti genera un senso di protezione.
E’ importante riconoscere i sentimenti del
bambino come autentici e non deriderlo se viene assalito da paure
irrazionali.
Le emozioni dei piccoli, collera,
rabbia, gelosia, possono essere intensissime, insegnare ad accettarle e a dominarle significa gettare le basi
per la futura autonomia e autostima, per soddisfare questo bisogno dei
bambini, l’educazione alle emozioni può iniziare prestissimo: fin da piccoli.
Conoscere i ritmi della crescita è
fondamentale per rispettare i bisogni dei bambini, perché i piccoli crescano
equilibrati, infatti, è importante che vengano rispettati i loro tempi di sviluppo.
Meglio non metterli in situazioni che
non sono ancora in grado di gestire, né sottovalutare le loro capacità, anche
se nella situazione odierna troppe
volte l’adulto si sostituisce al bambino, impedendogli di fare esperienze
dirette, e trasmettendogli conoscenze già confezionate.
Tra i bisogni dei bambini, il gioco è
fondamentale, di movimento, di finzione, strutturato o libero, il gioco è il
modo più semplice e congeniale con cui il bambino si accosta al mondo.
È la sua attività più importante
perché gli consente di sperimentare,
sbagliare e correggersi in un clima giocoso, assumere ruoli diversi,
insomma, di prepararsi al futuro,
ha, inoltre, un effetto terapeutico:
oltre a divertire il piccolo lo aiuta a liberarsi da ansie e preoccupazioni.
L’attività ludica-ricreativa svolge
un ruolo molto importante nello sviluppo del bambino, nel 1900 Carl Cross
sostenne che l’attività ludica è una sorta di esercizio utilizzato per
sviluppare delle attività motorie e mentali dell’individuo.
Una sorta di pre-esercizio per fare
in modo che determinate strutture innate siano trasformate in strutture più
complesse e soprattutto più adatte a quelle che sono le modificazioni
ambientali.
Attraverso il gioco, il bambino
incomincia a comprendere il funzionamento degli oggetti, si parla di gioco
funzionale, anche se non si tratta di una vera e propria attività ludica ma di
un esercizio, di un’ attività imitativa rispetto a situazioni reali.
Si comincia a parlare di vera e
propria attività ludica nel momento in cui il gioco funzionale comincia ad
acquisire i primi caratteri rappresentativi, cioè il bambino utilizza
funzionalmente gli oggetti, in questo caso si parla di Gioco rappresentativo.
L'esperienza del gioco insegna al bambino
ad essere perseverante e ad avere fiducia nelle proprie capacità; è un processo
attraverso il quale diventa consapevole del proprio mondo interiore e di quello
esteriore, incominciando ad accettare le legittime esigenze di queste sue due
realtà.
Le attività ludiche crescono e si
modificano di pari passo con lo sviluppo intellettivo e psicologico del
bambino, anche se rimangono una tappa fondamentale nella vita di ogni uomo
qualunque sia la sua età.
Attraverso il gioco come ci ricorda Schiller,
“ l’uomo è pienamente tale solo quando gioca”, in quanto attraverso il gioco
ognuno mantiene libera la propria mente da qualsiasi pensiero, è ha modo di
poter scaricare la sua emotività e la sua istintualità.
Il gioco diventa significativo per lo
sviluppo intellettivo del bambino, in quanto quando gioca, riesce a sorprende
se stesso e attraverso la sorpresa acquisisce nuove modalità che gli consentono
di relazionarsi con il mondo esterno.
Nel gioco il bambino sviluppa le
proprie potenzialità intellettive, affettive e relazionali, diventa strumento
per il bambino poiché lo aiuta a sviluppare la creatività, lo aiuta a
sperimentare le capacità cognitive, ha modo di poter entrare in relazione con i
suoi pari, dà vita allo sviluppo della sua personalità.
Essendo un insegnante non posso che
riservare uno spazio importante alla scuola, nell’analisi dell’infanzia oggi.
Sebbene non ancora riconosciuta come
istituzione a frequenza obbligatoria, ritengo che l’ambiente scolastico,
soprattutto quello della scuola dell’infanzia, per i bambini dai due anni e
mezzo ai sei, sia un’esperienza fondamentale.
L’ambiente scolastico, con le sue
finalità: identità, autonomia e competenze, rappresenta il primo contesto nel
quale il bambino esce dal proprio egocentrismo, scopre la presenza dell’altro,
diverso da sé, conosce e impara a rispettare le regole del vivere insieme,
sviluppa le proprie potenzialità e riconosce e impara a gestire i propri
limiti.
Dalle indicazioni per Il Curricolo
del 2013:
I bambini sono il nostro futuro e la ragione più profonda per
conservare e migliorare la vita comune sul nostro pianeta.
Sono espressione di un mondo complesso e inesauribile, di
energie, potenzialità, sorprese e anche di fragilità che vanno conosciute,
osservate e accompagnate con cura, studio, responsabilità e attesa.
Sono portatori di speciali e inalienabili diritti, codificati internazionalmente,
che la scuola per prima è chiamata a rispettare.
I bambini giungono alla scuola dell’infanzia con una storia: in
famiglia, al nido d’ infanzia o alla sezione primavera hanno imparato a
muoversi e ad entrare in contatto con gli altri con livelli crescenti, ma
ancora incerti, di autonomia; hanno sperimentato le prime e più importanti
relazioni; hanno vissuto emozioni ed interpretato ruoli attraverso il gioco e
la parola; hanno intuito i tratti fondamentali della loro cultura, hanno
iniziato a porsi domande di senso sul mondo e la vita.
Ogni bambino è, in sé, diverso ed unico e riflette anche la diversità
degli ambienti di provenienza che oggi conoscono una straordinaria
differenziazione di modelli antropologici ed educativi, che comprendono
famiglie equilibrate e ricche di proposte educative accanto ad altre più
fragili e precarie; una presenza genitoriale sicura ma anche situazioni diverse
di assenza; il rispetto per chi è bambino insieme al rischio della frettolosità
e del precoce coinvolgimento nelle dinamiche della vita adulta.
I bambini sono alla ricerca di legami affettivi e di punti di
riferimento, di conferme e di serenità e, al contempo, di nuovi stimoli
emotivi, sociali, culturali, di ritualità, ripetizioni, narrazioni, scoperte.
La scuola dell’infanzia si presenta come un ambiente protettivo,
capace di accogliere le diversità e di promuovere le potenzialità di tutti i
bambini, che fra i due e mezzo e i sei anni esprimono una grande ricchezza di
bisogni ed emozioni, che sono pronti ad incontrare e sperimentare nuovi
linguaggi, che pongono a se stessi, ai coetanei e agli adulti domande
impegnative e inattese, che osservano e interrogano la natura, che elaborano le
prime ipotesi sulle cose, sugli eventi, sul corpo, sulle relazioni, sulla
lingua, sui diversi sistemi simbolici e sui media, dei quali spesso già
fruiscono non soltanto e non sempre in modo passivo; e sull’esistenza di altri
punti di vista.
La scuola dell’infanzia riconosce
questa pluralità di elementi che creano tante possibilità di crescita, emotiva
e cognitiva insieme, per far evolvere le potenzialità di tutti e di ciascuno,
creare la disponibilità nei bambini a fidarsi e ad essere accompagnati,
nell’avventura della conoscenza.
La scuola promuove lo star bene e un
sereno apprendimento attraverso la cura degli ambienti, la predisposizione
degli spazi educativi, la conduzione attenta dell’intera giornata scolastica.
I bambini hanno bisogno di aprirsi al
mondo.
A scuola si fanno apprendimenti di
vario tipo che difficilmente si possono fare in famiglia. La famiglia anche la
più perfetta non può bastare da sola alla loro formazione, sia intellettuale che
sociale.
Se a casa ci sono “i simili a sé” a
scuola si trovano i “diversi da sé” per abitudini, linguaggio, stili di vita,
provenienza, religione.
E’ bene che
i bambini imparino a relazionarsi con persone diverse dai familiari e a
conoscere le regole del vivere in comunità, che non coincidono in tutto e per tutto con quelle familiari.
Famiglia e scuola devono trovare
punti di convergenza e collaborare per il bene dei bambini.
Queste mie riflessioni sono dettate
da diverse analisi affrontate nei corsi d’aggiornamento che riguardano
l’infanzia, con le sue evoluzioni rispetto al passato, le sue criticità, i
punti di forza e di debolezza di chi interagisce con questa fascia di
individui.
Sicuramente l’esperienza fatta in
questa mia giovane carriera, mi ha portato a vedere sempre più spesso, bambini
fagocitati dalla società, che perdono l’innocenza, lo stupore, la meraviglia,
la voglia di scoprire, di conoscere, di toccare la vita.
Ma allo stesso tempo, ho la speranza,
la fiducia, l’entusiasmo che mi portano a credere che i bambini preferiscano
ancora sporcarsi le mani, piuttosto che nascondersi dietro lo schermo di un pc,
litigare con un amico, piuttosto di giocare da soli, correre su un prato
piuttosto che farlo virtualmente con un videogioco.
Spero soprattutto che i bambini abbian
voglia di diventare adulti, magari imperfetti, magari non potenti, ma adulti che non si son dimenticati, che
anche loro, molto tempo fa, son stati bambini.
Nessun commento:
Posta un commento